Esaminiamo l’argomento partendo con il fare una doverosa premessa: stabilire il grado di difficoltà di un percorso in modo assoluto è un’operazione praticamente impossibile. Ogni persona percepisce le difficoltà sulla base delle proprie esperienze, dei propri limiti, delle sensazioni e delle reazioni psicologiche. Conoscere se stessi e acquisire la piena consapevolezza di tutta questa serie di elementi è indispensabile per poter effettuare una corretta valutazione dell’itinerario che si andrà ad affrontare.
Ma il bisogno di classificare è troppo forte, una vera ossessione che perseguita il genere umano fin da quando ha cominciato a porsi domande su tutto ciò che lo circonda. Ecco allora che anche il mondo dell’escursionismo ha finito per essere impacchettato e diviso in categorie, fortunatamente in modo più o meno omogeneo a livello internazionale. In Italia, CONAGAI e CAI hanno adottato una scala delle difficoltà che tiene conto di numerosi parametri, in primis il dislivello, la distanza planimetrica e la segnaletica del percorso. Il risultato è la definizione delle seguenti cinque classi di difficoltà:
T = Turistico
Itinerario alla portata di tutti, in genere su ampie sterrate, mulattiere o larghi sentieri. I percorsi generalmente non sono lunghi, non presentano alcun problema di orientamento e non richiedono un allenamento specifico se non quello tipico della passeggiata. Si sviluppa nelle immediate vicinanze di paesi, località turistiche, vie di comunicazione e riveste particolare interesse per passeggiate facili perlopiù di tipo culturale o turistico – ricreativo. Tendenzialmente il dislivello rimane inferiore ai 300/400 metri e lo sviluppo kilometrico non supera i 10 km. In media questi itinerari vengono affrontati con una velocità che può variare dai 200 ai 250 metri di dislivello positivo all’ora.
E = Escursionistico
Itinerario che si svolge su sentieri con evidenti tracce in terreno di vario genere (pascoli, detriti, pietraie…) e che corrisponde in gran parte a mulattiere realizzate per scopi agro – silvo – pastorali, militari o a sentieri di accesso a rifugi o di collegamento fra valli vicine. La stragrande maggioranza dei percorsi rientra in questa categoria e quasi sempre risultano ben segnalati mediante paline, segnavia verniciati su tronchi o rocce e ometti. La sua realizzazione richiede comunque capacità di orientamento e un discreto allenamento fisico, nonostante il dislivello rimanga compreso tra i 500 e i 1000 metri e raramente lo sviluppo superi i 15 km. In media vengono affrontati tenendo una velocità di 300 – 350 metri di dislivello positivo all’ora.
EE = Escursionisti Esperti
Si tratta di itinerari generalmente segnalati ma che implicano una capacità di muoversi agevolmente su terreni impervi e infidi, con tratti attrezzati o rocciosi. Possono essere sentieri o anche labili tracce che affrontano tratti su pendii ripidi e scivolosi, ghiaioni e brevi nevai superabili senza l'uso di attrezzatura alpinistica. Risulta indispensabile una buona preparazione fisica, l’aver acquisito una più che discreta tecnica di base e il poter contare su una solida esperienza a muoversi in montagna. Altresì fondamentale è possedere equipaggiamento e attrezzatura adeguati. Il dislivello inizia ad essere impegnativo, superando in genere i 1000 metri e le distanze vengono coperte anche mantenendo una velocità di 400 metri di dislivello positivo all’ora.
EEA = Escursionisti Esperti con Attrezzature
Con questa sigla vengono indicati sentieri attrezzati o vie ferrate che conducono l’escursionista su pareti rocciose o su creste e cenge, preventivamente attrezzate con funi e/o scale senza le quali il procedere costituirebbe una vera e propria arrampicata. Richiede adeguata preparazione ed attrezzatura quale casco, imbrago, cordini e kit da ferrata. È necessario saper utilizzare in sicurezza l'equipaggiamento tecnico e avere una certa abitudine all'esposizione e ai terreni alpinistici.
EAI = Escursionismo in Ambiente Innevato
Itinerari in ambiente innevato che richiedono l’utilizzo di racchette da neve, con percorsi evidenti e riconoscibili, facilmente accessibili, spesso di fondo valle, in zone boschive non impervie o su crinali aperti. In genere non presentano tratti esposti e le pendenze rimangono inferiori ai 25°, con dislivelli e difficoltà contenuti che pertanto garantiscono sicurezza di percorribilità.
Acquisita la carrellata di sigle e specificazioni, al fine di ottenere una maggiore sicurezza nella scelta dell'escursione più appropriata alle proprie capacità e per la migliore scelta dell'equipaggiamento, si consiglia di integrare le definizioni convenzionali con le informazioni riportate di seguito:
v Il tempo medio di percorrenza, senza le soste;
v I dislivelli totali delle salite (positivo) e delle discese (negativo);
v La qualità del fondo del sentiero;
v La presenza e la qualità della segnaletica;
v Le quote massime che si raggiungono;
v La dislocazione lungo il percorso di rifugi, bivacchi, sorgenti, rifornimenti, passaggi attrezzati, nevai guadi e gallerie;
v La morfologia dell'ambiente in cui si snoda il percorso.
Il confine tra le diverse classi di difficoltà è spesso labile e sfumato. Difatti, può essere sufficiente una scarsa manutenzione del sentiero per rendere un percorso escursionistico più adatto ad escursionisti esperti, a causa di ostacoli lungo il percorso e problemi di orientamento.
Rivolgersi ad un professionista è il modo migliore per fare la scelta più idonea e mettersi in cammino in assoluta sicurezza.
In
tutto il mondo esistono diversi sistemi utilizzati per stabilire i
gradi di difficoltà in arrampicata su roccia. Qui sotto sono riportate
le scale di misura più usate per assegnare i gradi di difficoltà delle
vie di arrampicata, mentre nella tabella in basso sono messi a confronto
i diversi gradi di arrampicata attraverso i cinque sistemi (Paesi) più
popolari.
È stato anche inserito il livello (indicativo) delle
capacità dello scalatore. Le difficoltà sono elencate in ordine
crescente di difficoltà.
Arrampicata con corda
Francese – Il sistema francese è un sistema riconosciuto a livello internazionale per la classificazione di vie sportive, cioè attrezzate con spit.
UIAA – Questo sistema è utilizzato in Germania, in altre aree dell’Europa dell’Est e in Italia per le vie classiche classiche tradizionali.
YDS – Yosemite Decimal System è un sistema di classificazione comunemente usato negli Stati Uniti, inizia con un 5. seguito da un altro numero (sub-grade). I gradi da 1 a 4 si riferiscono alle passeggiate di difficoltà crescente, fino a raggiungere il 5, dove si iniziano ad usare anche le mani (scrambling) sulla roccia.
GB – Gran Bretagna. Il sistema britannico è composto da due sotto-classi, un grado di aggettivo e un grado tecnico. Il grado aggettivo descrive la difficoltà complessiva della salita, tenendo conto di quanto sia faticoso il percorso, dell’esposizione e delle protezioni a disposizione. I gradi aggettivi sono i seguenti: Moderate (M), Very Difficult (VD), Hard Very Difficult (HVD), Mild Severe (MS), Severe (S), Hard Severe (HS), Mild Very Severe (MVS), Very Severe (VS), Hard Very Severe (HVS) and Extremely Severe.Il grado Extremely Severe è poi suddiviso in 10 ulteriori sotto-gradi da E1 a E10.gradi difficoltà arrampicataLa classificazione tecnica numerica descrive il passaggio più duro (crux) che si incontra nella salita
Qui sotto possiamo vedere un estratto della proposta del C.A.A.I. di una nuova classificazione delle difficoltà alpinistiche
I parametri da stabilire sono due: “R” (rischio) e “S” (distanza tra uno spit e l’altro – spittatura).
La lettera “R”
è seguita da un numero da 1 a 6 che ne rappresenta livello di
pericolosità (dove 1 è il rischio minore e 6 il rischio maggiore).
Nelle vie spittate si usa la lettera “S”
è seguita da un numero da 1 a 6 e la valutazione si intende relativa
solamente alla distanza tra gli spit, dove 1 indica spit ravvicinati e 6
spit molto distanti.
Per le vie miste si utilizzerà la sigla “RS“.
Per ogni grado di difficoltà si stabilisce una definizione in funzione della distanza e dell’affidabilità delle protezioni.
La valutazione è la media dei tratti più impegnativi della via, in modo da fornire un quadro medio della proteggibilità.
R1 |
Facilmente proteggibile con protezioni sempre solide,sicure e numerose. Limitati tratti obbligatori. Lunghezza potenziale della caduta qualche metro al massimo e volo senza conseguenze. |
R2 |
Mediamente proteggibile con protezioni sempre solide e sicure ma più rade. Tratti obbligatori tra le protezioni. Lunghezza potenziale della caduta qualche metro al massimo e volo senza conseguenze. |
R3 |
Difficilmente proteggibile con protezioni non sempre buone e distanti. Lunghi tratti obbligatori. Lunghezza potenziale della caduta fino a 7-8 metri al massimo e volo con possibile infortunio o caduta senza conseguenze letali. |
R4 |
Difficilmente proteggibile con protezioni scarse o inaffidabili e/o distanti che terrebbero solo una piccola caduta. Lunghi tratti obbligatori. Lunghezza potenziale della caduta fino a 15 metri con possibilità di fuoriuscita di ancoraggi e volo con probabile infortunio o caduta senza conseguenze letali e volo fino a 25 – 30 metri. |
R5 |
Difficilmente proteggibile con protezioni scarse, inaffidabili e distanti che terrebbero solo una piccola caduta. Lunghi tratti obbligatori. Possibilità di lunghe cadute e di fuoriuscita di ancoraggi che può determinare un volo molto lungo con probabile infortunio o caduta senza conseguenze letali e volo di oltre 40m. |
R6 |
Improteggibile se non per brevi e insignificanti tratti lontani dai passaggi chiave del tiro. Una eventuale caduta può avere conseguenze anche letali e può causare la fuoriuscita della sosta. |
S1 |
Spittatura normale come quella utilizzata in falesia. Distanza mai superiore ai 3/4 m tra uno spit e l’altro. Lunghezza potenziale della caduta qualche metro al massimo e volo senza conseguenze. |
S2 |
Spittatura distanziata e tratti obbligatori tra le protezioni. Lunghezza potenziale della caduta una decina di metri al massimo e volo senza conseguenze. |
S3 |
Spittatura a volte anche molto distante, passaggi quasi sempre obbligatori. Distanza tra gli spits anche superiore ai 5 metri Voli lunghi, ma non necessariamente pericolosi. |
S4 |
Spittatura molto distanziata (oltre i 7 metri) passaggi obbligatori. Una caduta può provocare un infortunio o caduta senza conseguenze e volo fino a 20 metri. |
S5 |
Spittatura oltre i 10 metri Passaggi obbligatori e tratti dove una caduta può facilmente provocare un infortunio (caduta su terrazzi e cenge al suolo). Anche le cadute senza conseguenze non sono mai inferiori ai 25m. |
S6 |
Spittatura solo parziale e posizionata lontano dai passaggi chiave, tratti molto lunghi, anche superiori ai 20m, in cui una caduta può avere conseguenze anche letali. Anche le cadute senza conseguenze non sono mai inferiori ai 40 m. |
Cliccando sul questo link puoi vedere ulteriori sistemi di valutazione delle difficoltà in arrampicata utilizzati in altri Paesi.
I | breve salita, avvicinamento quasi nullo, pericoli oggettivi nulli, facile discesa |
II | salita con breve avvicinamento, facile discesa o in doppia, pericoli oggettivi limitati |
III | salita con lungo avvicinamento,pericoli oggettivi limitati, discesa in doppia o evidente ma lunga |
IV | lunga salita, con lungo avvicinamento, pericoli oggettivi marcanti, discesa poco evidente o in doppia su lunule |
V | salita con lungo avvicinamento, pericoli oggettivi marcanti, discesa complessa e lunga, non e consigliabile scendere in doppia |
1 | passaggi a 50°- 60°. Necessita comunque esperienza nell’uso di picozza e ramponi. Conoscenze di tecniche di assicurazione |
2 | passaggi a 60°- 70°. Il ghiaccio offre sembre buone possibilità di assicurazione. |
3 | passaggi a 70°- 80°, solitamente su buon ghiaccio. Tratti verticali
di massimo 4/5 metri alternati a tratti appoggiati dove effettuare le
soste. |
4 | passaggi a 75°- 85°, con tratti verticali fino a una decina di metri. Solitamente possibilità di buone soste |
5 | Lunghezza che necessita una grande esperienza e tecnica, anche per la qualità del ghiaccio (meduse e cavolfiori). Lunghi tratti verticali anche di una ventina di metri |
6 | Un tiro molto impegnativo con tratti verticali di oltre 30 metri oppure con passaggi strapiombanti per collegare sequenze di stalattiti. Ghiaccio sovente fragile e delicato. Una cascata di grado 6 può anche risultare da una sequenza di più gradi 5 |
7 | Come il grado 6 ma con caratteristiche più esasperate |
La difficoltà di misto o dry tooling è stata introdotta alla fine degli ann
i 90 per dare un grado alle difficoltà incontrate sui tratti di misto. Salite che presentano sezioni di ghiaccio alternati a tratti rocciosi, da affrontare sempre con picozze e ramponi, vengono valutate con questa scal
a.
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