Scrambling

Erroneamente considerato un neologismo, è invece un termine vecchio quasi quanto l'alpinismo, già usato da Edward Whymper nel 1871 per il titolo del suo primo manoscritto "Scrambles amongs the Alpes". 

Romanticamente definibile come figlia di un approccio alla montagna sicuramente spensierato, lontano dalla smania della competizione. Un mettersi in cammino senza però voler necessariamente seguire una via ben definita, ma piuttosto vagabondare anarchicamente per i monti scegliendo il proprio itinerario in totale libertà. Lo "scrambler" è la trasposizione montana del Flaneur di città, la figura coniata da Baudelaire per rappresentare l'artista che si aggira curioso per le strade e trae godimento dal suo semplice girovagare alla continua ricerca di nuove emozioni e suggestioni.
Dal punto di vista tecnico, lo scrambling è un'attività al limite tra escursionismo e alpinismo. La sua pratica richiede l'utilizzo delle mani per superare tratti impegnativi ed esposti, quali brevi risalti rocciosi, crestine e ripidi pendii erbosi. Di norma non è necessario alcun materiale alpinistico (corda, imbrago), anzi la dotazione minimale è proprio una della caratteristiche dello scrambling, condizione che non deve essere mal interpretata pensando di poter affrontare un itinerario in modo superficiale e arrogante.
Lo scrambling offre quindi un infinito ventaglio di possibilità: escursioni arricchite  da quel pizzico di difficoltà che rende una gita più attraente e avventurosa.